Gli affreschi di S. Ludovico di Tolosa e di S. Lucia
Entro le quattro nicchie ricavate nei pilastri addossati al muro interno della facciata d’ingresso si trovano, tra i tanti punti di interesse storico-artistico della basilica, quattro affreschi legati alla decorazione più antica della basilica: Cristo passo con gli strumenti della Passione, della fine del Quattrocento, attribuito a Jacopo Parisiati da Montagnana e da poco restaurato, Antonio e Ludovico di Tolosa nei fianchi dei due pilastri rivolti verso il portale centrale e Lucia, nel fianco del pilastro verso la porta nord. Queste ultime tre figure sono databili al pieno Trecento e spettanti a mani diverse ma ugualmente bisognosi di restauro (S. Antonio ha già attivo, un progetto in corso).
La loro collocazione in un punto della struttura architettonica della chiesa risalente alla prima metà del Duecento li rende di particolare interesse: mancano difatti immagini antiche (del XIII secolo) di Sant’Antonio e si può pensare che questi affreschi, situati in punti strategici all’ingresso della chiesa, potessero funzionare come richiamo alla devozione dei fedeli ‘accolti’ al loro entrare da figure eccellenti della santità. Antonio, titolare della chiesa, Ludovico di Tolosa (santo francescano recente rispetto all’esecuzione degli affreschi in quanto canonizzato nel 1317) e Lucia, una delle figure femminili innalzate all’onore degli altari più diffusa nel Medioevo e tra i francescani, avrebbero dunque indicato ai pellegrini, diretti verso la tomba di Antonio, quel modello di vita proposto nel Vangelo e ribadito da san Francesco, fondatore dell’Ordine dei Minori.
La Vergine con Gesù Bambino tra Sant’ Antonio e San Francesco
L’affresco raffigurante La Vergine con Gesù Bambino tra Sant’ Antonio e San Francesco si trova nella parete meridionale dell’andito della Sacrestia. Questo spazio è oggi il frutto di lavori di ristrutturazione risalenti alla fine del XVI secolo.
Prima di quella data il passaggio dalla chiesa all’anti-sacrestia avveniva attraverso un’apertura oggi tamponata dal bancone delle messe. Il vecchio portale di accesso a quest’ultimo vano, ora tamponato, è perfettamente riconoscibile. Esso reca, nella lunetta soprastante, la raffigurazione tardo duecentesca o primo trecentesca di particolare valore per la sua antichità, pur se ritoccata in epoca successiva. L’immagine della Vergine, meditativa derivazione di gusto ancora bizantineggiante, è probabilmente il nucleo più antico della pittura ed è affiancata dai santi Antonio e Francesco. Nell’angolo di destra, invece, il ritratto di Bartolomeo Campolongo, benefattore della Basilica e massaro dell’Arca di Sant’ Antonio, è un’aggiunta primo cinquecentesca (1519). In quel momento furono probabilmente eseguiti, da un pittore al corrente della cultura padovana del secondo decennio del secolo, i due miracoli ai lati dell’ingresso: quello del bicchiere di Aleardino e quello dei pesci, che in questo caso è ambientato a Rimini. La lunetta del vecchio ingresso è sottolineata dalla fine decorazione del fregio a rombi, che sottolinea ulteriormente il desiderio di forte qualificazione formale che si voleva dare all’atrio della Sacrestia e al suo ingresso, visto che non solo si trattava dell’accesso all’ambiente dove erano custoditi i vasi sacri necessari per la celebrazione della Messa, ma anche del luogo dove, all’epoca, erano custodite le reliquie di Sant’Antonio. Il senso nobilitante conferito all’atrio d’ingresso si rende palese appunto nella resa delle volte gotiche, sottolineate in chiave da piccoli rilievi in cotto e ulteriormente qualificate nel primo Cinquecento dalle pitture.