Il completamento dei lavori di restauro della Cappella di San Stanislao, nota come “Cappella Polacca”, la quarta tra le otto dell’emiciclo all’interno della Basilica di Sant’Antonio, riveste grande importanza non solo dal punto di vista artistico, ma anche e soprattutto dal punto di vista della storia della Repubblica Polacca di cui quest’anno ricorre il centenario dell’indipendenza e del legame che lega il popolo polacco alla città di Padova e ai suoi cittadini.
Fin dalla fondazione della sua università, nel 1222, Padova fu la meta di molti polacchi, che in questo centro accademico costituivano laseconda nazione più rappresentata. Il numero di questi studenti crebbecostantemente e nel sedicesimo secolo formarono un’associazione che prese ilnome di Natio Regni Poloniae e Magni Ducatus Lituaniae. Durante ilprimo incontro di questa associazione studentesca, il 20 dicembre 1592, emerse la necessità di finanziare la costruzionedi una cripta funeraria destinata alla sepoltura dei compatrioti deceduti. Nelmese successivo fu inoltrata la richiesta di costruire un altare all’internodella Basilica antoniana destinato a questo scopo. Il progetto andò a buon finenel 1607 e il mausoleo polacco presso la tomba di Sant’Antonio divenne latestimonianza della fede e dell’orgoglio nazionale degli abitanti dell’anticaConfederazione polacco-lituana, o “Repubblica delle Due Nazioni”.
Dopo le brutali spartizioni settecentesche, le testimonianze presenti in Basilica rimasero come memoria dello splendore e delle glorie della Repubblica di Polonia che non esisteva più, cancellata dalla mappa europea insieme con la Serenissima Repubblica di Venezia.
Ma l’amore dei polacchi per la patria perduta non venne mai meno. Così, grazie allo zelo del penitenziere padre Jan Warchal e dell’architetto Camillo Boito, per metà polacco, essendo figlio della contessa Józefina Radolińska, si realizzò negli ultimi anni del XIX secolo una nuova cappella polacca dentro la Basilica al posto dell’antica cappella di S. Bartolomeo d’antico giurispatronato dei Carraresi, che conteneva il più antico monumento funebre polacco, eretto in onore di Erazm Kretkowski. La lapide con l’epigramma di Jan Kochanowski, che era collocata al centro del monumento, è ritenuta il più prezioso cimelio polacco in questa parte d’Europa.
La cappella, che il Boito qualifica come una “invenzione piena di vigorosa unità e nella quale si compenetrano con uguale sentimento la Religione e la Patria”, fu affrescata da Tadeusz Popiel, pittore polacco nato nel 1863 a Szczucin e morto il 22 febbraio 1913 a Cracovia. La sua arte riguardava temi religiosi e storici, ritratti e paesaggi. Si occupò anche della pittura murale e creò le vetrate in diverse chiese in Polonia e all’estero.
Le immagini simboliche e suggestive, della resurrezione del cavaliere Piotrowin e della ricomposizione del corpo di S. Stanislao dopo la sua morte, volevano rappresentare un annuncio del compimento delle aspirazioni per le quali i polacchi perivano sui campi di battaglia durante le insurrezioni per l’indipendenza.
La decorazione è suddivisa in tre zone La zona inferiore è caratterizzata da una decorazione ornamentale con gli stemmi araldici dei fondatori più facoltosi. Nella parte bassa trovano posto anche monumenti e lapidi commemorative provenienti dalla prima cappella polacca, nonché ulteriori elementi lapidei inseriti negli anni successivi all’intervento di Popiel. La zona mediana e l’intradosso dell’arco d’entrata riportano le immagini di santi legati alla storia della Polonia con affreschi che rappresentano scene tratte dalla vita di S. Stanislao cui la cappella è dedicata. La zona superiore è riservata alle due immagini della Madre di Dio venerate a Częstochowa e a Vilnius, circondate da angeli. Sul soffitto sono visibili gli stemmi di città e regioni della Polonia.
La valenza patriotica dell’iconografia era originariamente completata da una cancellata, che fin 1925 chiudeva l’entrata della Cappella Polacca, sulla quale erano riportate iscrizioni che accennavano alla lotta per l’indipendenza.
Nel 1918 il sogno della rinascita della Polonia si avverò, ma non vennero meno l’interesse e la devozione per questo luogo, davanti al quale tanti polacchi avevano pregato e avevano pianto. Ne sono prova la targa dedicata all’eroico sacerdote Ignacy Skorupka, morto nella battaglia di Varsavia del 1920, e al pontefice Pio XI, che in quell’anno era nunzio apostolico in Polonia e non volle lasciare la propria residenza nella capitale, mentre i polacchi respingevano l’assalto dei russi bolscevichi. Anni dopo, i soldati del II° Corpo dell’Esercito Polacco posero un’altra targa nella cappella, come pegno del proprio desiderio di ritornare in patria, benché questa fosse caduta nella sfera di influenza sovietica dopo la Seconda guerra mondiale.
Il restauro degli affreschi della Cappella Polacca è stato progettato ed eseguito nella ricorrenza del centenario dell’indipendenza della Polonia.
Enti Patrocinanti e Sostenitori:
Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia, Istituto Nazionale del Patrimonio Culturale Polacco all’Estero POLONICA, Museo Nazionale di Cracovia, Museo Nazionale di Varsavia, Accademia dei Rampanti, Pontificia Basilica di Sant’Antonio di Padova, Veneranda Arca di S. Antonio.
Per informazioni
Veneranda
Arca di S. Antonio
arcadisantantonio@gmail.comwww.arcadelsanto.org